Gli effetti del progresso, che negli anni più recenti hanno investito il processo penale in maniera significativa, ne hanno ridisegnato la fisionomia.
I concetti di tempo e spazio sono stati oggetto di una profonda trasformazione, alla quale si sono accompagnati nuovi riti e grammatiche inesplorate.
L’intelligenza artificiale generativa si intravede poi all’orizzonte in tutto il suo straordinario potenziale, con cui ogni operatore – investigatore, magistrato, avvocato – dovrà necessariamente presto misurarsi.
La netta sensazione è che non si tratti di un nuovo capitolo nella evoluzione del rapporto tra uomo e macchina, ma di un mutamento radicale della ecologia dei sistemi, dinanzi al quale bisogna raccogliere la sfida di una grande innovazione culturale, nella quale lo sforzo di traduzione delle categorie giuridiche e processuali dalla dimensione analogica a quella digitale non deve offuscare la invariata urgenza di proteggere i diritti delle persone e i valori universalmente condivisi.