Il processo penale costituisce nello stesso tempo il luogo e il mezzo nel quale, e attraverso il quale, il giudice accerta la fondatezza della domanda di punizione avanzata dal pubblico ministero. Tale verifica segue un percorso in gran parte disciplinato puntualmente dalle norme del rito penale e per altra parte dalla improvvisazione delle parti e dello stesso giudice. In questo sistema la prova, da qualunque parte prenda le mosse, deve essere costruita: nella mente di chi intende introitarla nel processo e di chi deve tramutarla in elementi utilizzabili per la decisione e di chi, infine, dovrà valutarla per l’eventuale rimozione dei vizi sfuggiti in prime cure. Anche l’attività di ricerca delle fonti e dei mezzi di prova è un’attività di costruzione di un mosaico solo apparentemente certo e predefinito. Alle insicurezze che non trovano risposta prima che la prova si esplichi nel teatro processuale si contrappone l’opera dell’interprete che, dal processo e nel processo, vuole dar prova della colpevolezza o dell’innocenza dell’imputato attraverso continui impulsi direzionali, ponendo domande adeguate ed esimendosi dall’interpellare il testimone con domande pericolose o ambigue. Questo è il concetto di costruzione della prova penale che si è voluto cristallizzare. Si mette a disposizione del lettore uno sconfinato paesaggio giurisprudenziale che sia nelle massime conformi che in quelle difformi lascia spazio ad una valutazione soggettiva adattabile ad ogni singolo caso. L’utilità dell’opera è proprio in ciò. L’Autore ha cercato di fornire una risposta ad ogni singolo quesito ipotizzabile in astratto da chiunque si cimenti nell’accertamento della verità storica attraverso il processo penale. Un compendio esclusivo e non sovrapponibile a nessun’altra opera sul medesimo tema.
Premessa. – I. La formazione della prova prima del dibattimento. – II. Il procedimento formativo in dibattimento. – III. La formazione e l’utilizzazione della prova nel giudizio abbreviato