La complessità dell’esperienza umana trova nella famiglia una sintesi particolarmente efficace.
La famiglia è il «luogo» in cui si intrecciano affetti, diritti, doveri e responsabilità e in cui più intensamente si avverte la tensione tra esperienza vissuta e regola giuridica.
Da un lato, si assiste a una progressiva tendenza verso la costruzione di un diritto meno prescrittivo e più flessibile a favore di un ampliamento degli spazi di autonomia privata, nel tentativo di ricomporre la frattura tra diritto e realtà sociale.
Nel contempo, si rileva un orientamento volto a regolamentare gli spazi di autonomia attraverso l’inquadramento in categorie che l’ordinamento riconosce e tutela.
In questo senso, la norma assume un ruolo di «soglia», individuando quali fatti e quali accordi possano essere recepiti nell’ordinamento.
Il fatto, dal canto suo, pur potendo costituire la matrice di nuovi fenomeni, non sempre si traduce in legge: la maternità surrogata o gli accordi in vista della crisi consentono di misurare la capacità di adattamento dell’ordinamento alle nuove realtà, rivelando la natura dinamica del rapporto tra legge, accordo e fatto: un rapporto nel quale la legge è costantemente sollecitata a ridefinire i propri confini di fronte alle trasformazioni sociali e alle nuove forme di autoregolamentazione privata.