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La Costituzione ammette che l’imputato possa rinunciare alla formazione della prova nel contraddittorio tra le parti. La volontà della persona accusata diviene perciò “motore” di alternative al processo e nel processo, autorizzando deviazioni consistenti rispetto al modello prediletto dalla norma fondamentale. A fronte dell’importanza, anche strategica, assegnata dall’attuale legislazione al consenso dell’imputato, rimane trascurata nella trama del codice di rito penale e dalla elaborazione giurisprudenziale l’esigenza di circondare le scelte abdicative di adeguati presìdi, che garantiscano la libertà di autodeterminazione da parte del titolare del diritto oggetto di rinuncia. Partendo dall’osservazione del contesto europeo e di alcuni ordinamenti stranieri, questo studio rappresenta il tentativo di delineare la fisionomia dei controlli giurisdizionali sul consenso dell’imputato, allo lo scopo di assegnare rilevanza processuale a possibili vizi della volontà capaci di incidere, di volta in volta, sul perfezionamento delle fattispecie negoziali che sono all’origine delle deroghe al contraddittorio nel nostro sistema.